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Sprinter: Tour de France 2013 - Vecchi vizi e nuove virtù

a cura di Marco Bottai





Dopo il percorso del Giro d’Italia 2013, anche quello del prossimo Tour de France è stato finalmente svelato e, a prima vista, il disegno del percorso appare non eccellente, ma comunque discreto.
Vediamo, quindi, nel dettaglio i vizi e le virtù della Grand Boucle che verrà.
Il primo pregio si trova subito e consiste nella scelta della location dal tradizionale Grand Départ: finalmente, la Corsica! 

Sopiti i fenomeni di irredentismo manifestatisi fino al secolo scorso, l’ASO (ente organizzatore del Tour e delle altre principali corse francesi) vi ha fatto le prove generali negli ultimi anni, avendovi trasferito lo svolgimento del Criterium International nel mese di marzo. Si vede che le suddette prove sono state superate molto bene, vista la “promozione” in questione.

Come detto trattasi di Grand Départ, che si svolge durante tre giorni. Se la prima tappa è per velocisti, nella seconda la partenza sarà molto impegnativa e tecnica, tanto che i corridori si arrampicheranno oltre i 1.000 metri a metà tappa. La seconda metà è più semplice, ma c’è il terreno ideale per le imboscate. Anche la terza tappa ha un profilo piuttosto nervoso. Come primi tre giorni, non si poteva fare di meglio: si tratta di tappe ben disegnate, in un paesaggio meraviglioso che ci auspichiamo sia ulteriormente valorizzato in futuro.
Rientrati in continente, a Nizza e dintorni c’è subito la cronosquadre, prova che nel 2012 non era stata inserita.
Quindi si prosegue lungo la costa mediterranea - Provenza e Camargue - con arrivi prima a Marsiglia e quindi a Montepellier, in Linguadoca. Tappe – soprattutto la seconda – che non dovrebbero distaccarsi dal copione previsto dell’arrivo in volata.
Da Montepellier, si rientra verso l’interno per l’arrivo di Albi, dove nel 1999 vinse l’italiano Salvatore Commesso, corridore di poche vittorie ma tutte prestigiose (citiamo due tappe al Tour e un campionato nazionale). Qui ci saranno alcune speranze in più circa il buon esito di qualche fuga.
Ed ecco le montagne.
Nel primo giorno di Pirenei, c’è l’arrivo in salita ad Ax 3 Domains, preceduto dal Port de Pailhères, primo colle del Tour di altitudine sopra i 2.000 metri.
Al secondo, traguardo classico di Bagnères de Bigorre, con tirata d’orecchie per i primi, grossi difetti che non si può fare a meno di rilevare nel disegno di quello che dovrebbe essere un tappone, e che tale non è.
In primo luogo, prima del tradizionale finale, non ci sono i grandi colli pirenaici, ma salite minori. Si affrontano in successione il Col de Portet-d’Aspet, il Col de Menté, quindi il nobile ma non durussimo Col de Peyresourde a metà tappa, poi il Col de Val Louron-Azet e, infine, la Horquette de Ancizan. In secondo luogo, la vetta dell’ultima di queste salite, la Horquette de Ancizan, dista dall’arrivo, la bellezza (si fa per dire…) di trenta chilometri di discesa digradante e di pianura: cioè, quanto basta per inibire attacchi da parte di corridori di primo piano e condurre al traguardo un plotone di 25-30 unità. Come ogni anno, un’occasione sprecata. Sui Pirenei, si poteva onestamente fare di più.
Lasciatisi alle spalle i Pirenei, ecco il primo giorno di riposo, dedicato al maxi-trasferimento al nord, in Bretagna. All’indomani, la 10° tappa porterà la carovana da Saint Gildas de Bois verso Saint Malo, dove Fausto Coppi conobbe una crisi tremenda nel 1949. Il giorno successivo, ecco la crono da Avranches a Mont Saint-Michel, di 33 km.


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Sprinter: Tour de France 2013 - Vecchi vizi e nuove virtù Reviewed by ciclismonelcuore on 18:19 Rating: 5
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