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Giro d'Italia 2013 - Sfida in alta quota


Un Giro d'Italia molto ben disegnato, duro al punto giusto, con grande rispetto della tradizione (si coinvolgono città importanti quali Napoli - sede di partenza - e Firenze, si scalano cime epiche come il Gavia e lo Stelvio, il Giau e le Tre Cime). Da metà Giro in poi, i duemila metri di altitudine saranno sforati in molte occasioni. Unica eccezione rispetto alle consuetudini passate, la conclusione nella “provinciale” Brescia invece che a Milano. In generale, i più contenti saranno gli spettatori, i meno contenti saranno i velocisti, questi ultimi con poche, pochissime occasioni da mettere a frutto.

Dicevamo, partenza “nobile” dalla città di Napoli - la capitale del Sud - sul cui Lungomare Caracciolo, i velocisti si giocheranno la prima maglia rosa. L'ultima volta, nel '96, vinse Mario Cipollini.
Il giorno successivo, trasferta giornaliera ad Ischia dove una cronosquadre assai tecnica darà un primo volto più definito alla classifica generale. Sulle stradine isolane, vedremo se la Sky saprà mettere a frutto la sua attitudine a questa disciplina.


Alla 3a tappa, si torna in continente e l'arrivo a Marina di Ascea, al termine di una discesa piuttosto tecnica, potrebbe stuzzicare la fantasia dei discesisti più forti, su tutti Vincenzo Nibali, ma anche di Samuel Sanchez, che in salita non pare al top. Quindi si procede con un arrivo in quota a Serra San Bruno, che fa le veci dei soliti Terminillo o di Montevergine di Mercogliano (ma sembra un po' più duro di quest'ultima salita). Stavolta, però, dalla fine della salita al traguardo ci sarà un altipiano di 7 km, con annesso strappetto.
Per la 5a tappa, si procede alla volta di Matera, dove una rampa finale i 5 km non trascendentali servirà a tagliare fuori gli sprinter meno portati alla scalata. Sprinter che avranno comunque campo libero anche il dì seguente in riva al Mare Adriatico, a Margherita di Savoia, in una tappa assolutamente priva di difficoltà altimetriche.

Al settimo giorno, in modo ben poco biblico, i corridori non riposeranno. Dovranno anzi tenere gli occhi ben aperti nella San Salvo-Pescara, dove di pianura ce ne sarà proprio poca. La tappa ricalca grosso modo quella di Porto Sant'Elpidio all'ultima Tirreno - Adriatico, con strade strette, strappi impervi (tra cui quello di Chieti) e discese tortuose. Insomma, una tappa da “classicòmani”, dove Nibali potrebbe cercare di ripetere lo scherzetto giocato, a marzo scorso, all'armata Sky. Potremmo anche scommettere su un Danilo Di Luca particolarmente voglioso di far bene, visto l'arrivo nella sua Pescara.
Ad invogliare Nibali come altri, la cronometro della 3a tappa, sabato 11 maggio, da Gabicce Mare a Saltara, dove Paolo Bettini vinse il campionato italiano del 2003 e dove stavolta Bradley Wiggins dovrebbe giocare il proprio jolly: 55 km contro il tempo, senza difficoltà altimetriche di rilievo a parte il muretto finale dell'arrivo. Insomma, per il re del Tour 2012 l'occasione più favorevole per mettere qualche minuto tra sé e gli scalatori nella classifica generale.

Quindi la 9a tappa, che precede il giorno di riposo, conduce il gruppo a Firenze, dove si conosce il circuito dei prossimi Mondiali, anche se la scelta di affrontare lo strappo di Fiesole in senso inverso rispetto al prossimo settembre lascia un po' perplessi. Tappa che comunque dovrebbe sorridere ai finisseur. L'ultima volta che il Giro arrivò a Firenze fu per la conclusone dell'edizione 1989: tappa a Lech Piasecki, classifica finale a Laurent Fignon, che si rifece dell'amaro secondo posto del 1984.
Dopo il riposo, il Giro va al nord. L'arrivo all'Altopiano del Montasio, in Friuli. Nei luoghi della Grande Guerra, anche gli scalatori daranno battaglia, su una salita impegnativa, che diviene veramente tosta a 3-4 km dalla vetta.

A Vajont si ricorda la tragedia che nel 1963 colpì quel paesino di montagna, con la diga che tracimò spazzando via l'intero centro abitato. Tappa commemorativa, con finale in salita.
La 12a tappa e la 13a tappa sono roba da velocisti.
Alla 14a fatica, ecco che il Colle del Sestriere segna il primo sforamento della quota dei 2.000 metri. La salita dura però è la successiva, quella dell'arrivo, che porta i girini a Bardonecchia, sul Jafferau.
Ancora più duro, il Col du Galibier, a quota 2.604 metri, dove arriva la tappa numero 15, in ricordo di un fantastico giorno di luglio di quindici anni anni fa: ogni altro commento, mi sembra superfluo. Il Galibier... 18 km di salita della Fàce Nord (uniti ai 12 del Télegraphe, che lo precede), con gli 8 finali decisamente molto duri. In poche parole: servono gambe, cuore e polmoni.
La 16a tappa, da Valloire (ai piedi del Galibier e del Télegraphe) a Ivrea offre tutti gli indizi che fanno presagire il buon esito di una fuga da lontano: inizio mosso, con un bel Gpm che farà gola ad aspiranti maglie azzurre (ma chi scrive ha nostalgia del tradizionale verde), un tavolo da biliardo nella parte centrale, e strappo finale a lanciare il vincitore di giornata.

La fatica n. 17, invece, sarà fatica per pochi, cioè per i velocisti rimasti che tenteranno di cogliere una delle ultime occasioni in quel di Vicenza. L'ennesimo strappo nel finale di tappa, però, scremerà ulteriormente il lotto degli aspiranti. Vedo bene Sacha Modolo, o Filippo Pozzato, o ancora Daniele Bennati.
Ed eccoci alla resa di conti finale. Tre tappe da urlo che sanciranno il re del Giro 2013.
Si parte con la Mori – Polsa, cronoscalata in cui Wiggins potrebbe guadagnare qualcosa, viste le pendenze abbastanza regolari.

Si prosegue con la Ponte di Legno - Val Martello. Gavia e Stelvio in partenza (entrambi over 2.000), poi un po' di pianura, infine la salita meno nota di Val Martello. Sicuramente i due “mostri” affrontati ad inizio tappa lasceranno cicatrici nelle gambe dei ciclisti. Inoltre la tappa è breve – 139 km – e, come tale, si presta a sviluppi abbastanza imprevedibili: chi ricorda come la Festina affrontò la tappa di Courchevel al Tour '97?
Infine il gran finale, la Silandro - Tre Cime di Lavaredo, di 203 km. Passo Costalunga, poi il San Pellegrino, quindi il duro Passo Giau.

Al termine della discesa del Giau si inizia il Passo Tre Croci, da cui, dopo una breve contropendenza, si imbocca la salita di 4 km verso le Tre Cime. Una salita storica, indissolubilmente legata al nome di Eddy Merckx, con pendenze costantemente in doppia cifra. Insomma, una straordinaria maratona dolomitica, al termine della quale conosceremo colui che, l'indomani a Brescia, iscriverà il proprio nome nell'albo d'oro.
In conclusione, è un Giro fatto bene, un tracciato elaborato da mani esperte. Unica pecca, qualche trasferimento di troppo: sarebbe bene limitare fatiche ulteriori a chi ne fa già molta per tre settimane di fila (i corridori, certo, ma anche i tecnici e gli operai dell'organizzazione!). In ogni caso, una corsa migliore delle “cugine” francese e spagnola. Poi, come al solito, serviranno gli interpreti, ma sulla loro qualità non nutriamo dubbi.
Giro d'Italia 2013 - Sfida in alta quota Reviewed by ciclismonelcuore on 12:08 Rating: 5
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